Acqua di Bapsi Sidhwa la recensione

La nostra libertà di scegliere, di essere chi siamo, di essere artefici del nostro destino non può, e non deve essere messa in discussione. Anche se qui, come abbiamo visto, Matteo Rampin c’insegna che spesso la nostra libertà di scelta è solo un illusione. Quante volte vi siete trovati a lottare per essere ciò che siete, per arrivare dove siete? Gli adolescenti sono il target che maggiormente si confronta con questo problema: affermare ciò che si è, diventare ciò che si vuole.

Nella nostra società la libertà è sacra, inviolabile, la difendiamo a tutti i costi; ecco perchè le storie come quella trattata da Bapsi Sidhwa in “Acqua” suscitano tanto clamore. Da questo libro è stato tratto un bellissimo film di Deepa Mehta.

La Trama di Acqua

Chuya ha sei anni, è una bambina indiana. Cosa ci si può aspettare da una bambina? Nel 1938 in India, sei anni erano più che sufficienti per esser date in sposa. Difatti Chuya viene data in sposa dalla sua famiglia a Hira Lal un uomo di circa quarant’anni. Non trascorre molto tempo però perchè l’uomo si ammala e muore improvvisamente.

Acqua di Bapsi Sidhwa
Acqua di Bapsi Sidhwa

Chuya assiste al rito crematorio del marito e d’improvviso si vede strappata la sua vita di “privilegiata” in quanto sposa. Essendo, ora, una vedova le vengono rasati i capelli a zero (non le sarà permesso farli crescere), le vengono portati via i vari monili rappresentanti il suo status e le viene assegnato un sari bianco, unico indumento che una vedova dell’epoca potesse indossare.

Come vedova Chuya non può tornare in famiglia ma deve vivere in un ashram insieme alle vedove. Le vedove sono impure, intoccabili, per metà morte e responsabili della morte del marito, vivono di elemosine, non possono correre, parlare in pubblico, non possono toccare nessuno né mangiare dolci per il resto della loro vita, l’unico momento di tregua avviene durante la Festa dei Colori.

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Chuya non si arrende e si ribella come può, scatenando le ire di Madhumati (la vedova che comanda l’ashram) ma troverà una seconda madre nella vedova Shakuntala e un’amica in Kalayani. Kalayani è l’unica vedova giovane ad avere i capelli lunghi e non a caso, difatti il suo compito è quello di prostituirsi per poter mantenere l’ashram. A Kalayani non verrebbe mai in mente di ribellarsi, fino all’incontro con Narayam, giovane seguace di Gandhi. Fra i due è subito amore ma una vedova non può risposarsi. Narayam è deciso ad andare contro tutto e tutti ma presto Kalayani si troverà davanti ad un’amara verità.

Chuya è destinata a rimanere nell’ashram per sempre o le scelte di Kalayani cambieranno anche la sua vita?

La recensione

Un libro molto profondo. Incredibile il coraggio dei due novelli Romeo e Giulietta ingabbiati da una società ferrea, antica e superstiziosa. Commovente la tenacia di Chuya che fa del suo meglio per non accettare un destino che altri hanno deciso per lei.

“Acqua” di Bapsi Sidhwa è un libro che ci parla di coraggio, ma anche di sogni, di sopravvivenza per cui si deve scendere a patti ed è allo stesso tempo uno sguardo su una società “antiquata” che discrimina le donne ma soprattutto le vedove, considerate una minaccia poiché “sessualmente libere” e sciolte da un sacro vincolo.

Essere vedove in India era un’onta che si pagava con il resto della propria vita. Non ci è dato sapere se si tratti di una storia vera ma leggendolo vi renderete conto che senz’altro s’ispira a fatti reali, per la minuziosità del racconto e la naturalezza con cui questi tragici eventi vengono raccontati.

Storia vera o solo incredibile talento letterario di Bapsi Sidhwa? Diteci la vostra.

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