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ToggleLa medicina è una scienza molto complessa, formata da tante branche specializzate che si occupano di un’area in particolare; la cardiologia è, tra queste, una delle più importanti e sviluppate (tanto da includere essa stessa alcune branche specialistiche, come ad esempio l’elettrofisiologia o l’emodinamica): essa si occupa di studiare, diagnosticare e curare le malattie cardiovascolari, generalmente indicate come ‘cardiopatie’, ossia tutte le patologie che interessano il cuore.
La fase di studio consiste nelle attività di ricerca da parte di scienziati e ricercatori; lo scopo è quello di aumentare la conoscenza della materia, così da poter approntare trattamenti preventivi e curativi sempre più efficaci; la diagnostica, invece, è quell’ambito della cardiologia che si occupa di sviluppare gli strumenti più efficace per individuare i sintomi di una condizione patologica in maniera sempre più accurata. La cura delle cardiopatie, infine, lo scopo ultimo della cardiologia, in quanto prevede l’implementazione di interventi farmacologici o invasivi (ovvero di natura chirurgica) volti a risolvere le criticità di natura cardiovascolare.
Quali sono le malattie cardiovascolari
Le patologie che possono affliggere il cuore sono numerose, e si differenziano principalmente per l’elemento che colpiscono più direttamente: il muscolo cardiaco, la conduzione cardiaca, le valvole, il pericardio o i vasi sanguigni; a queste si aggiungono i tumori e le malattie congenite, fino all’arresto cardiaco.
Per quanto riguarda le patologie che colpiscono direttamente il cuore, le principali sono la cardiomiopatia e la miocardite; la prima può comportare un ingrossamento delle pareti del muscolo oppure un aumento del volume delle camere ventricolari (che comporta l’assottigliamento delle pareti cardiache) mentre la seconda è generalmente di origine virale. L’endocardite e la coartazione aortica, invece, sono malattie che attaccano che attaccano le valvole cardiache e, per questo, vengono spesso denominate valvulopatie; altre patologie, come ad esempio la stenosi (restringimento di un dotto o di un vaso sanguigno) possono essere di natura congenita. Le principali malattie del pericardio sono la pericardite (un’infiammazione di origine virale) e il tamponamento cardiaco che provoca l’accumulo di siero nelle cavità del pericardio (viene trattato con i farmaci o con una procedura di pericardiocentesi). Tra le patologie più comuni ci sono quelle che compromettono la regolare conduzione cardiaca, ossia provocano un’alterazione del normale ritmo del battito: tachicardia (battito accelerato), bradicardia (battito rallentato) o aritmie generiche, che comprendono fibrillazione atriale, ectopie e tachicardia parossistica. Trombosi, ischemia, aneurisma, ipertensione ed embolia rappresentano, infine, le malattie cardiovascolari che colpiscono più comunemente i vasi sanguigni
La visita cardiologica: quando richiederla e come funziona
In generale, è bene richiedere la consulenza di un cardiologo (il medico specialista in cardiologia) quando sopraggiungano i sintomi di una cardiopatia; benché ogni patologia abbia il proprio quadro sintomatico, alcune manifestazioni possono essere un campanello d’allarme da non sottovalutare; tra questi vi sono la dispnea (mancanza di respiro), i dolori al torace, la cianosi, le palpitazioni, la sincope cardiaca e la formazione di edemi. Questi sintomi sono quelli che con maggiore probabilità sono correlati ad una patologia cardiovascolare; ragion per cui, anche la manifestazione di uno di essi è un motivo valido per programmare una visita di controllo, anche soltanto a scopo preventivo magari su consiglio del proprio medico di base.
La visita cardiologica può essere effettuata presso una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale (in tal caso il medico curante deve indicare gli estremi di identificazione del paziente, la prestazione richiesta ed eventuali esenzioni previste) oppure rivolgersi ad un ente privato; la prescrizione non è necessaria ma resta comunque consigliabile.
La visita in genere non dura molto: il tempo medio oscilla tra i quindici ed i trenta minuti; la prassi vuole che il cardiologo, per prima cosa, ricostruisca l’anamnesi del paziente, ossia raccolga una serie di dati utili a ricostruire il quadro clinico della persona da visitare; in particolare, vengono registrate una serie di informazioni essenziali, come ad esempio lo stile di vita, l’alimentazione, se il soggetto è fumatore o meno e così via; in aggiunta, il paziente è tenuto a comunicare se soffre di altre patologie e se al momento della visita è sottoposto ad un qualche trattamento farmacologico; infine il cardiologo cerca di far luce sulla situazione familiare delle malattie cardiovascolari (nel caso determinate patologie siano ‘di famiglia’). Fatto ciò, il medico procede ad auscultare il cuore e a misurare la pressione; se il quadro clinico lo richiede, la visita prevede anche un elettrocardiogramma (indicato anche con la sigla ECG) che consiste nel registrare l’attività cardiaca applicando una serie di elettrodi sulla pelle; altri esami che possono essere svolti durante una visita cardiologica sono: il test da sforzo, l’Elettrocardiogramma color-Doppler, il monitoraggio della pressione arteriosa e la risonanza magnetica cardiaca.