Indice dell'articolo
ToggleAffrontiamo un nuovo tema che riguarda Chernobyl: il cimitero dei mezzi militari radioattivi.
Non tutti i rottami radioattivi sono stati sepolti, esiste un bosco in cui sono stati parcheggiati dei mezzi militari. Il fatto più inquietante è che esiste un traffico illecito dei metalli rubati a questi veicoli.
Andiamo per gradi: prima parliamo del cimitero dei rottami militari.
Il cimitero dei mezzi militari a Rozsocha
Nei pressi di Chernobyl si trova la vicina cittadina disabitata di Rozsocha nel cui bosco sono stati parcheggiati automobili, camionette, elicotteri, carri armati e autopompe, per un totale di circa 100 mila mezzi, sia militari che civili.
Questa cittadina cittadina è stata evacuata nel 1986 ed il perimetro è stato circondato con del filo spinato, nel tentativo di impedire l’accesso, parleremo dopo del perché.
I mezzi che si trovano in questo cimitero dei rottami radioattivi sono i veicoli che furono usati dai liquidatori e dai soccorritori per tamponare i danni conseguenti alla fusione e l’esplosione della centrale nucleare.
Uno dei mezzi che troviamo di più è il Mi-6 usato per gettare tonnellate di sabbia, boro e piombo sul reattore nei giorni seguenti al disastro.
Rozsocha è uno dei villaggi cancellati dalle mappe, dalle immagini diffuse del luogo si vede una chiazza bianca in corrispondenza del bosco in cui sono parcheggiati i pezzi, è voluto poiché il governo tenta in tutti i modi che questo luogo venga rintracciato. Dalle immagini satellitari della zona di alienazione pare siano scomparsi i mezzi e la discarica risulterebbe vuota invece i mezzi sono lì occultati dietro la macchia bianca.
Il cimitero dei mezzi contaminati esiste o no?
In realtà noi non sappiamo effettivamente se i mezzi sono ancora parcheggiati lì, alcune teorie sostengono che la macchia sia stata apposta per non far vedere che i mezzi non ci sono più.
Una teoria in particolare sostiene che Kiev avrebbe utilizzato i mezzi del deposito di scorie radioattive nella guerra nel sud-est del paese.
Si sarebbe arrivati alla decisione di creare questo cimitero per evitare il traffico dei metalli radioattivi, ha funzionato?
Il mercato nero dei metalli radioattivi di Chernobyl
Purtroppo non funziona, lo sciacallaggio dei metalli contaminati prosegue. Gli sciacalli recuperano le parti ancora utilizzabili dei mezzi per rivenderle al mercato nero.
Negli ultimi anni i ricambi dei mezzi radioattivi sono più volte comparsi sul mercato dell’Ucraina.
La paura è ovviamente che questi metalli vengano riutilizzati e riciclati, sia in Ucraina che in Russia.
E’ stato stimato che ogni settimana verrebbero trafugate 200 tonnellate di metallo radioattivo (e questo ci fa supporre che il cimitero ci sia ancora, a meno che i mezzi non siano stati spostati).
E’ stato inoltre stimato che su 8 milioni di tonnellate di metallo disseminati ne resterebbe solo 2 milioni, che in termini commerciali sono 1 miliardo di grivnas ossia 100 milioni di euro.
Resta la domanda: come fa il metallo radioattivo ad uscire dalla zona vietata?
L’ipotesi più accreditata è che i miliziani addetti alla sorveglianza hanno uno stipendio di 2 500 grivnas al mese, (250 euro). Troppo poco. Il resto va da sé. Si suppone inoltre che ci sia dietro la complicità del governo ucraino. Ci sono poi tragitti secondari, recinzioni divelte, vie di fuga attraverso il filo spinato, insomma la zona vietata è un colabrodo.
Piotr Mouriavov, un uomo del posto la chiama “la guerra del metallo” perché molto spesso sono sciacalli e miliziani a contenderselo.
“Anche se erano fortemente radioattivi, gli elicotteri sono stati tra i primi a essere smantellati. Con l’alluminio che contenevano ci si potevano fare davvero tanti soldi” racconta Piotr “Il metallo è l’unico modo per sopravvivere. Cento chili sulle spalle ci permettono di guadagnare 90 grivnas (9 euro) e di comperare un po’ di alimenti nello spaccio del paese” e chiude con “Guardatevi attorno: che cosa abbiamo da perdere?”.
Igor Chtirba è un’autista di uno dei camion che furono fermati mentre trasportavano via il metallo contaminato, durante un’intervista ha detto: “Per un carico intercettato, quanti altri riescono a passare? Cento? Duecento? In realtà ogni anno vi sono degli arresti, per mostrare che le forze dell’ordine fanno il loro dovere, poi il traffico riprende, più di prima. Quando la neve scompare, sono da cento a duecento le tonnellate che escono illegalmente dall’area ogni settimana”.
Quando non sono ripresi in video, i guardiani di Detiatki o di Starye Sokoloy, rivelano: “Certo che tutti partecipano al traffico di metallo! I custodi dei cimiteri dei mezzi recuperano alcuni pezzi loro stessi oppure si mettono d’accordo con i trasportatori, e noi facciamo altrettanto ai posti di controllo. Siamo obbligati a vivere in questo inferno e ci vogliamo guadagnare“.
Gli ecologisti denunciano il traffico e noi dovremmo preoccuparci: quanto di questo metallo radioattivo riciclato arriva in Europa?