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ToggleFattura insoluta: che fare con le tasse ?
Uno dei problemi principali di molti artigiani, professionisti e piccole imprese è come farsi pagare una fattura insoluta, in pratica come recuperare un credito.
Com’è noto, infatti, con l’emissione della fattura bisognerà anticipare le tasse allo Stato, anche nel caso in cui la fattura stessa non sia stata riscossa.
L’eventuale sgravio fiscale sarà possibile solo all’esito di un’eventuale esecuzione negativa contro il debitore o, in alternativa, rinunciando al credito.
Come inviare una diffida al debitore ?
In questi casi, è consigliabile inviare una diffida al debitore, ossia una richiesta formale fatta per iscritto da spedire con raccomandata con ricevuta di ritorno, oppure attraverso la pec (ossia, la posta elettronica certificata); quest’ultima, ovviamente, a condizione che anche il debitore ne abbia una.
Ciò servirà a far comprendere al debitore che, scaduto il termine indicato nella lettera (di solito 15 giorni dalla sua ricezione, ma in alcuni casi sarà possibile indicare anche meno), potranno essere avviate procedure giudiziali nei suoi confronti, con ulteriore aggravio di costi e spese a suo carico.
Viceversa, altre forme di comunicazione – come, ad esempio, una mail o un messaggino col cellulare -, non possono avere valore legale, proprio perché non si potrebbe dare la prova certa che il debitore le abbia ricevute.
Attenzione ai termini di prescrizione del credito
Un’altra importante cosa da tenere in considerazione è il termine di prescrizione del credito: infatti, mentre il credito da una prestazione contrattuale si prescrive normalmente in 10 anni, vi sono numerosi casi di prescrizione breve.
Fra questi, possiamo brevemente citare quelli indicati nella sottoelencata tabella:
Termini prescrizione fatture per prestazione di servizi periodici | 5 anni |
Termini prescrizione delle parcelle | 3 anni |
Termini prescrizione fatture per spedizione o trasporto | 1 anno |
Termini prescrizione fatture ditte di riparazione | 1 anno |
Termini prescrizione fatture per servizi di alloggio alberghiero e B&B | 6 mesi |
Decreto ingiuntivo: meglio se si ottiene la provvisoria esecuzione
Naturalmente, nell’ipotesi che alla diffida formale non segua il pagamento, si potrà seguire la via giudiziale, attraverso il decreto ingiuntivo.
In questo caso, potrebbe essere utile avere un documento scritto dal debitore con il quale riconosce il proprio debito: infatti, ciò consentirebbe di ottenere dal giudice l’emissione di un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo.
Ciò sarebbe molto importante, perché darebbe modo di agire esecutivamente, ad esempio con un pignoramento, anche in caso di un’eventuale opposizione.
Ciò può, ad esempio, avvenire nel caso in cui il debitore voglia pagare ma si trovi nell’impossibilità di farlo per incapacità economiche, rendendosi tuttavia disponibile a firmare una garanzia.
O, meglio ancora, qualora il debitore sottoscriva a tal fine una cambiale: in quest’ultimo caso, infatti, ove il debitore si rendesse ancora inadempiente, non servirebbe nemmeno richiedere un decreto ingiuntivo, potendo il creditore agire esecutivamente, con un pignoramento, proprio utilizzando tale cambiale.
Altra possibilità: la negoziazione assistita
Occorre, infine, sapere che nei casi di recupero dei crediti fino a €. 50.000 la legge prevede che sia necessario avviare una procedura di negoziazione assistita, ossia una sorta di tentativo di conciliazione delle parti, assistite dai loro avvocati; solo in caso di fallimento di tale tentativo, si potrà poi agire in giudizio.
L’articolo è stato realizzato dallo studio legale Caradonna