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ToggleIl coronavirus COVID-19 ha avuto un impatto significativo sulle vite degli italiani (e non solo); il “lockdown” di marzo e aprile ha imposto a molti lavoratori e liberi professionisti di interrompere le propria attività, così da contribuire al contenimento del contagio e ridimensionare l’emergenza sanitaria. Naturalmente, le misure adottate dal governo hanno avuto notevoli ripercussioni sull’economia, e su alcuni settori in particolare (turismo e ristorazione su tutti). A partire dal 4 maggio si è conclusa la ‘Fase 1’ e si è aperta la ‘Fase 2’, contraddistinta da un graduale allentamento delle misure di restrizione, assieme parziale riapertura delle attività economiche e commerciali rimaste chiuse durante il “lockdown”.
La ‘ripartenza dopo il lockdown
La ‘ripartenza’, dopo oltre un mese e mezzo di quarantena, non è stata facile (come era prevedibile, del resto), anche perché il lockdown ha cambiato sensibilmente le abitudini dei consumatori. Va considerato, anzitutto, che molti hanno visto le proprie entrate ridursi o azzerarsi (o al massimo, limitarsi a sussidi quali la cassa integrazione); ciò ha ridotto il potere di spesa e costretto molte famiglie ad amministrare le risorse a disposizione in maniera diversa. Questo fenomeno ha fatto sì che, nonostante le riaperture, molti non fossero in grado di riprendere subito la normale vita sociale precedente la quarantena. Pertanto, gli esercenti e gli operatori dei settori più colpiti dal “lockdown” hanno fatto fatica non solo a recuperare le perdite dei mesi precedenti, ma anche ad avvicinarsi agli introiti previsti per questo periodo, e non è da escludere che provino a compensare le perdite applicando un leggero rincaro delle tariffe su prodotti e servizi.
I consumi dopo il lockdown
Tornando ai consumatori, c’è un altro aspetto che bisogna sottolineare; aver trascorso quasi due mesi in casi (escluse le categorie che hanno continuato a lavorare in quanto impiegati in industrie o attività primarie) ha provocato un cambiamento della routine personale e delle modalità di consumo: lo shopping online, ad esempio, si è consolidato al punto da resistere anche dopo la fine della ‘Fase 1’, in quanto rappresenta un’alternativa rapida e sicura per gli acquisti più svariati (oltre al risparmio di tempo, va tenuto in conto anche un altro aspetto: acquistando da casa si riducono le possibilità di creare assembramenti in negozi e supermercati).
Quanto durerà
Molti esperti del settore economico e finanziario si sono quindi chiesti quali saranno le dinamiche del consumo degli italiani nei prossimi mesi, tenuto conto del fatto che l’emergenza sanitaria non è superata e che si è ancora nel pieno di una fase di gestione del virus e di convivenza con lo stesso. Secondo un’indagine condotta a fine maggio da Il Sole 24 Ore, che ha interpellato alcuni dei manager di spicco della scena nazionale – la crisi provocata dal COVID-19 non verrà superata a stretto giro di posta; i primi segnali significativi di ripresa potranno essere apprezzati a partire dal prossimo anno mentre il netto calo del PIL verrà compensato nel giro di alcuni anni.
Secondo Maura Franchi, professoressa di Sociologia dei Consumi, interpellata dal quotidiano La Stampa, ad incidere sulla lenta ripresa dei consumi non incide soltanto la scarsità di risorse a disposizione ma anche, se non soprattutto, la preoccupazione verso un futuro che si presenta incerto anche in virtù del momentaneo cambiamento degli stili di vita. Anche uno studio condotto da Bain & Company (su di un campione proveniente da cinque nazioni europee, comprese l’Italia), nell’era del post lockdown prevale l’ansia di non poter tornare più allo stile di vita di alcuni mesi fa, e di dover convivere con nuova normalità. Anche per questo, alcune soluzioni ‘precauzionali’, come lo shopping online o il lavoro agile, stanno acquisendo una certa popolarità, in quanto consentono di evitare alcune occasioni di contatto diretto in pubblico. Lo studio, come riportato dalla versione online di Repubblica, mostra come l’ansia sia maggiore in un paese come l’Italia, in cui il consumatore medio ha una situazione economico-finanziaria meno stabile.
Anche questo fattore inciderà di certo sui consumi e sull’orientamento degli utenti. Molti di questi, infatti, dovranno approntare una gestione oculata del bilancio familiare, tagliando alcune voci (prodotti e servizi superflui) e cercando di risparmiare su altre, rappresentati da necessità imprescindibili, come telefono, luce, gas e ADLS.
Queste sono solo alcune spese familiari sulle quali è possibile provare a ridurre i costi; a questo scopo, esistono diversi portali specializzati, come ad esempio Salvaconto.it, che consentono di confrontare prezzi e tariffe di tutti gli operatori di un determinato settore (servizi di fornitura energetica e non solo).
Grazie all’utilizzo di un pratico tool online, disponibile gratuitamente, l’utente può individuare qual è il pacchetto che meglio si adatta alle proprie possibilità di spesa ed alle proprie esigenze, soprattutto in relazione ai consumi reali. Questo strumento può essere particolarmente utile per ottimizzare le spese energetiche, che sia in estate che in inverno tendono ad essere maggiori, oppure l’utilizzo delle reti telefoniche, indispensabili sia per lo smart working che per la didattica a distanza.