Farsi aumentare la taglia del proprio seno con l’impianto di protesi può favorire l’insorgere di tumori alla mammella. E’ quanto avrebbe concluso l’analisi di diversi studi pubblicati negli ultimi 20 anni sul British Medical Journal e che recentemente è stata pubblicata dal quotidiano inglese The Indipendent.
Prove concrete sulla relazione tra protesi e cancro alla mammella non ce ne sono, spiegano i ricercatori, ma la loro presenza può mascherare i risultati di esami diagnostici quali la mammografia, e questo potrebbe ritardare la diagnosi tempestiva del tumore: la diagnosi precoce infatti è una delle prerogative principali per la lotta contro il cancro al seno. Molte protesi infatti sono riempite con una soluzione salina o al silicone, che non permette la penetrazione da parte dei Raggi X e può oscurare il tessuto del seno e pertanto non permettere la efficace visualizzazione dell’organo.
Studi recenti infatti hanno dimostrato che un quinto dei tessuti del seno non può essere visualizzato dagli strumenti di screening. Ma uno studio dei ricercatori canadesi ha invece stabilito che la presenza di tumori in seni con impianto di protesi può rendere addirittura più facile la diagnosi del tumore attraverso un esame manuale che permette di poter riscontrare la presenza di noduli o corpi solidi attraversi palpazione.
Conducendo un’indagine sistematica su 1000 donne ammalatesi di cancro a cui era stato effettuato un impianto di protesi precedentemente, si è potuto rilevare che il 26% delle pazienti era a rischio di diagnosi tardiva quando il tumore era piu’ avanzato. L’analisi di altri 5 studi, su oltre 600 donne con impianti al seno e ammalatesi di cancro, ha mostrato un aumento del tasso di mortalita’ del 38%.
Lo studio della British Association of Aesthetic Plastic Surgeons però suggerisce altresì:
“Come gli stessi autori concludono, i risultati di questa analisi statistica preventivamente pubblicata dovranno essere trattati con estrema cautela. Lo studio dimostra soltanto un’associazione relativa al tasso di sopravvivenza in pazienti con impianti di protesi mammaria e non la causa dell’insorgere del tumore al seno, pertanto concludono che non esiste un’associazione evidente tra gli interventi di inserimento di protesi mammary e un aumento del tumore al seno”.
L’intervento di mastoplastica additiva, diventato popolarissimo in seguito alla moda del seno voluminoso ha determinato negli ultimi anni un boom esponenziale. Si stima infatti che nel solo 2011 più di 11.000 sono stati gli interventi di aumento del seno praticati in Italia.
Inoltre l’intervento di mastoplastica additiva mediante inserimento di protesi mammarie non è un intervento di recentissima sperimentazione: ha infatti compiuto 50 anni essendo il primo intervento di aumento del seno stato eseguito nel 1962 su una donna di nome Timmy Linsday, che oggi, ottantenne, felice di essersi sottoposta alla chirurgia, ha rivelato la sua identità.
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