La Tracina, conosciuto anche come pesce ragno è un pesce dal corpo allungato che vive nascosto e mimetizzato nei fondali sabbiosi e fangosi, lasciando visibili solo la testa e la prima pinna dorsale. Quando la Tracina avverte un pericolo, la sua pinna e i suoi aculei si erigono in posizione verticale pronti a pungere il potenziale aggressore e a iniettare il veleno, responsabile del dolore estremamente intenso che colpisce la parte colpita. Il dolore raggiunge generalmente un picco in 45 minuti e poi diventa meno intenso, ma in alcuni casi è molto forte fino a 24 ore ed è accompagnato da formicolii e disturbi della sensibilità della pelle vicino alla zona colpita.
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Il pungiglione della Tracina inietta un veleno molto potente che contiene diverse sostanze tossiche, tra cui la dracotossina. Questa molecola estremamente instabile ha un’azione emolitica (distrugge le cellule del sangue) ed è sensibile alla temperatura. Sono presenti anche altre sostanze come la serotonina e l’istamina, che contribuiscono alla reazione della puntura, ma causano anche reazioni generali come il panico che si verificano subito dopo la puntura.
Si ritiene che il veleno della Tracina abbia una miscela di proteine tossiche che inducono la vittima a produrre una grande quantità di istamina e di recettori dell’istamina, il che spiegherebbe i suoi effetti. Il fatto che questa tossina produca troponina (una proteina), che secondo alcune teorie tende a provocare aritmie cardiache (battiti irregolari), spiega perché questa specie è considerata molto pericolosa per i portatori di pacemaker, per le persone con problemi cardiaci o circolatori o per l’ipertensione.
Puntura di Tracina cosa fare
La prima cosa da fare è cercare di estrarre le spine nel punto da dove è entrato l’aculeo e rimuovere più frammenti possibili, visto che spesso si spezzano in piccole parti una volta entrati nella pelle. Per fare questa operazione bisogna fare come quando si tolgono gli aculei dei ricci di mare, bisogna usare una pinzetta e un ago, prima di usare questi strumenti andrebbero sterilizzati scaldandoli con un accendino e successivamente puliti con dell’alcool. Durante questa operazione bisogna fare attenzione a non rompere ulteriormente l’aculeo per non comprometterne l’estrazione.
Se non riusciamo a eliminare l’aculeo ed i suoi frammenti è possibile usare Acqua e aceto utilizzando una garza imbevuta, l’aceto scioglie i residui della spina. Come abbiamo consigliato anche per la puntura di Riccio di mare è possibile e consigliato usare la pomata di ittiolo che grazie alla sua azione permette l’espulsione dei frammenti dell’aculeo. vista la difficoltà nell’estrazione dei frammenti i residui più piccoli verranno assorbiti dai tessuti.
I tempi di guarigione sono veloci, ma nel caso di infezione conviene contattare un medico che sicuramente prescriverà una cura antibiotica.
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