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ToggleSe sei un imprenditore, un artigiano o un lavoratore autonomo e ti trovi nella spiacevole situazione di dover recuperare delle fatture non pagate, potrai trovare in rete moltissime informazioni utili alla soluzione del tuo problema.
Ma queste informazioni sono spesso frammentarie ed è difficile per chi non è esperto della materia riuscire a venirne a capo.
Per questo ho pensato che potrebbe esserti utile una guida che illustra in modo sintetico come funziona e quanto costa il recupero crediti commerciali per PMI, artigiani e professionisti.
Cosa leggerai in questo articolo:
- Cos’è il recupero crediti commerciali
- Differenza tra recupero crediti stragiudiziale e recupero crediti giudiziale
- Recupero crediti stragiudiziale. Vantaggi e svantaggi
- I 4 step del recupero crediti stragiudiziale
- L’iter del recupero crediti giudiziale
- Quanto costa il recupero crediti giudiziale
- Quando conviene il recupero crediti giudiziale
Cos’è il recupero crediti commerciali
Il credito commerciale è un prestito a breve termine concesso da un’impresa (fornitore) ad un’altra impresa o consumatore (cliente).
I motivi per cui il fornitore è disposto a privarsi di un flusso di liquidità immediata sono sostanzialmente 3:
- Per adeguarsi agli usi di un determinato mercato
- Per acquisire un nuovo cliente o entrare in un nuovo mercato
- Per fidelizzare i propri clienti
Il credito commerciale diventa patologico nel momento in cui il cliente non rispetta gli accordi presi e ritarda il saldo delle fatture andando oltre i termini concessi dal fornitore.
Il recupero crediti commerciali, quindi, è il processo imprenditoriale diretto ad ottenere l’incasso di fatture insolute mediante l’utilizzo di risorse interne all’azienda oppure mediante l’ausilio di professionisti esterni.
Vediamo in concreto il recupero crediti commerciali come funziona e quanto costa.
Differenza tra recupero crediti stragiudiziale e recupero crediti giudiziale
L’attività di recupero crediti commerciali può svilupparsi in ambito stragiudiziale o giudiziale.
Il recupero crediti stragiudiziale
Il recupero crediti stragiudiziale (o extragiudiziale) è l’insieme di attività dirette a stimolare l’adempimento spontaneo del debitore senza ricorrere e procedure legali. Può avvenire con il personale dell’impresa creditrice (talvolta dello stesso titolare) o avvalendosi dell’ausilio di professionisti come società di recupero crediti o avvocati specializzati.
Il recupero crediti stragiudiziale parte sempre da un sollecito scritto o telefonico e può approdare ad una trattativa con il debitore per ottenere il saldo delle fatture insolute o per rinegoziare i termini di pagamento.
Il più delle volte la trattativa con il cliente moroso è semplice e spedita. La faccenda, invece, si complica quando il debitore lamenta problemi di liquidità o quando solleva contestazioni sulla fornitura di merce o sul servizio erogato dal fornitore.
Per gestire con successo una trattativa con un debitore “difficile” non occorre necessariamente essere laureati in legge ma una certa padronanza di nozioni economico-giuridiche di certo può rivelarsi molto utile.
La cosa più importante in assoluto, tuttavia, è possedere buone doti comunicative ed avere un approccio sereno e propositivo.
Il recupero crediti giudiziale
Il recupero giudiziale, al contrario, avviene mediante una procedura giudiziale e per legge può essere svolto esclusivamente da avvocati regolarmente abilitati all’esercizio della professione.
Per dare corso ad una procedura di recupero crediti giudiziale è necessario disporre di tutta la documentazione richiesta dalla Legge per dare prova che il credito sia certo, liquido ed esigibile.
A seconda dei casi, e del tipo di procedura legale che si intende attivare, occorrerà disporre di:
- copia delle fatture e degli eventuali d.d.t.;
- copia contratto o del preventivo accettato dal cliente;
- estratto autentico notarile delle scritture contabili;
- eventuale scambio di corrispondenza (anche via e-mail) con il debitore;
In pratica, quindi, il recupero crediti giudiziale, non richiede particolari abilità di negoziazione.
Anzi, a dire il vero, il più delle volte il ricorso al recupero del credito in sede giudiziaria rappresenta lo sbocco naturale di una trattativa fallita con il debitore in fase stragiudiziale.
Bisogna anche dire, però, che sovente l’azione legale di recupero crediti commerciali rappresenta un valido strumento per indurre il debitore che non vuole pagare a scendere a più miti consigli e a trovare un accordo con il fornitore.
Quindi, se è vero che per l’azione di recupero giudiziale non occorre che l’avvocato recupero crediti abbia particolari capacità di negoziatore, è altrettanto vero che questo tipo di competenze torneranno assai utili nel caso, piuttosto frequente, in cui nel corso della causa si apra un tavolo di trattative con la controparte.
Recupero crediti stragiudiziale. Vantaggi e svantaggi
Il recupero stragiudiziale del credito per le PMI ha degli innegabili vantaggi rispetto all’azione legale recupero crediti.
Tuttavia ci sono anche degli svantaggi o delle controindicazioni di cui dovrai tenere conto.
Recupero crediti stragiudiziale. Vantaggi.
- è meno costoso rispetto all’azione legale
- è tendenzialmente più celere di una procedura giudiziaria
- può essere svolto da risorse interne all’azienda
- salvaguardia maggiormente il rapporto commerciale con il cliente-debitore
Recupero crediti stragiudiziale. Svantaggi.
- è più difficile da fare perché richiede attitudini che non tutti possiedono
- è meno efficace quando il debitore si rifiuta di pagare;
- se non viene fatto nel modo corretto può compromettere il buon esito del recupero crediti
- potrebbe non bastare per defiscalizzare il credito.
Meglio il recupero crediti stragiudiziale o il giudiziale?
Non è possibile stabilire a priori se è meglio il recupero crediti stragiudiziale o il recupero crediti giudiziale.
Per operare la scelta migliore l’imprenditore o il professionista dovranno valutare, di volta in volta, meglio se con la consulenza di un avvocato recupero crediti esperto, quale sia la soluzione migliore per il caso concreto.
Tuttavia in linea di massima, la procedura bonaria di recupero stragiudiziale ha degli innegabili vantaggi rispetto all’azione legale di recupero del credito.
Quindi ti suggerisco, salvo particolari eccezioni, di avviare la procedura di recupero crediti commerciali sempre in modalità stragiudiziale tenendo comunque presente che non sempre potrà essere risolutiva.
I 4 step del recupero crediti stragiudiziale
La procedura di recupero crediti stragiudiziale può presentarsi con un grado di complessità variabile determinato per lo più dai seguenti fattori:
- L’ammontare delle fatture insolute
- l’eventuale esistenza di contestazioni sulla fornitura o sul servizio
- la situazione patrimoniale e finanziaria del debitore
- l’atteggiamento del cliente moroso (non sempre collaborativo)
Per quanto possibile cercherò di schematizzare la procedura di recupero crediti stragiudiziale che si articola, grosso modo, in 4 step:
Il sollecito di pagamento
Il recupero crediti stragiudiziale prende avvio con un sollecito telefonico o scritto nei confronti del debitore.
Il sollecito telefonico e quello epistolare (tramite email, PEC, raccomandata a.r.) possono essere, a seconda dei casi, alternativi o complementari tra loro.
In molti casi, per fortuna, basterà un richiamo telefonico per ottenere il saldo di una fattura, soprattutto se questa è di importo modesto.
Ad ogni modo è buona norma far seguire la chiamata telefonica anche da un sollecito scritto molto soft da utilizzare come pro memoria per il cliente.
Naturalmente, se il primo sollecito non avrà prodotto l’effetto che ci si attendeva, occorrerà fare ulteriori solleciti adottando un tono più formale e assertivo, purché sempre pacato e professionale.
Può anche succedere che il cliente abbia già saldato nel frattempo la fattura insoluta di conseguenza nei solleciti è consigliabile inserire sempre la dicitura “salvo eventuali flussi bancari in transito, non risulta ancora saldata la somma di …”. Un modo semplice e garbato con il quale sollecitare il pagamento senza rischiare di perdere la faccia con il cliente.
La gestione delle contestazioni
Il passaggio più delicato del recupero crediti stragiudiziale è quello della gestione delle contestazioni del cliente sul servizio o sulla fornitura.
Un cliente in difficoltà finanziarie cade spesso nella tentazione di muovere contestazioni pretestuose per rimandare il pagamento delle fatture. Talvolta, addirittura, una contestazione su una piccola parte della fornitura viene utilizzata in modo strumentale per bloccare il pagamento di tutto il dovuto.
In queste situazioni il rischio più grave per il creditore è quello di perdere le staffe e di reagire d’impeto, senza una adeguata pianificazione della strategia.
Può anche accadere, però, che la contestazione sia genuina ed in buona fede. Del resto nessuno è perfetto e può capitare a tutti di non riuscire a soddisfare il cliente al 100%.
Quando il vizio della fornitura esiste davvero occorrerà rimuoverlo prima di proseguire la trattativa per il recupero del credito extragiudiziale.
E se il difetto è impossibile da eliminare è abbastanza probabile che l’accordo si concluderà con uno sconto in fattura a beneficio del cliente.
Tuttavia occorre prestare molta attenzione perché in queste situazioni il rischio più grande è quello di fare delle mosse sbagliate mettendo gravemente a rischio la riscossione del credito.
Nella mia esperienza mi è capitato di dover assistere dei creditori che, in totale buona fede, e solo per rimediare ad un vizio della fornitura, avevano compiuto atti o lasciato tracce scritte (es. per e-mail) assolutamente compromettenti che poi sono state utilizzate in giudizio dall’avvocato della controparte per opporsi ad una legittima richiesta di pagamento.
Quello che ti suggerisco di fare, sempre, anche quando la contestazione del cliente è fondata, è di consultare un legale di tua fiducia per farti consigliare sulla migliore strategia da seguire senza commettere pericolosi passi falsi.
La trattativa
La fase della trattativa è il momento culminante di tutta la procedura di recupero crediti stragiudiziale.
Come ho già detto, in questa fase conta molto avere buone capacità comunicative ed essere in grado di gestire al meglio la propria emotività evitando gli estremi opposti, ossia di essere aggressivi o, al contrario, troppo remissivi.
In altre parole occorre essere assertivi ed adottare uno stile comunicativo equilibrato.
Occorre che tu abbia accuratamente studiato la pratica e tu abbia definito gli obiettivi che ti proponi di raggiungere prima di metterti in contatto con il debitore.
Come in ogni trattativa dovrai cercare di instaurare un clima di reciproco rispetto. Soprattutto dovrai fare in modo che il debitore si fidi di te e non si senta giudicato o, peggio che mai, punito per il mancato pagamento.
Occorre, di conseguenza, che tu sia in grado di instaurare un dialogo sereno, usando un tono pacato e rivolto alla soluzione del problema piuttosto che al biasimo del debitore.
Fai in modo di porre domande aperte al tuo interlocutore esercitando l’ascolto attivo.
Lascia che sia il debitore a proporre delle soluzioni e, semmai, rilancia senza mai chiudere definitivamente la porta al dialogo. Come dicono gli anglosassoni “keep the conversation going”.
Utilizza le pause in modo sapiente. Ad esempio una breve pausa, prima di fare un’affermazione importante, crea aspettativa in chi ti sta ascoltando, cattura maggiormente l’attenzione dell’interlocutore e attribuisce autorevolezza alle tue parole.
Al termine della conversazione potrebbe darsi che la trattativa non sia ancora matura per arrivare ad una conclusione definitiva, ad esempio perché il tuo interlocutore potrebbe avere necessità di tempo per riflettere sulla tua proposta o perché deve confrontarsi su di essa con l’amministratore, o con un altro socio.
In tal caso concorda con il debitore lo step successivo in modo inequivocabile. Ad esempio stabilendo con precisione data ed orario del prossimo colloquio.
Anche se l’accordo non è stato chiuso invia alla controparte una email riepilogativa di quanto vi siete detti.
L’accordo (closing)
L’accordo con il debitore può concretizzarsi nei modi più vari a seconda delle dinamiche del caso concreto. Gli imprenditori mostrano una sorprendente creatività quando si tratta di trovare accordi sui pagamenti.
Tuttavia salvo rare eccezioni, l’accordo può assumere di volta in volta, la sostanza di:
- Rinegoziazione dei termini di pagamento, solitamente con una moratoria
- Piano di rientro (eventualmente garantito da titoli di credito)
- Saldo e stralcio
- Combinazione tra p.d.r. e saldo e stralcio
Occorre comunque ricordare sempre una cosa fondamentale.
Un accordo preso a voce può avere un valore morale, ma sotto il profilo legale ha un valore pari a zero.
Quindi, una volta raggiunta l’intesa con il debitore sulle modalità e le tempistiche di pagamento, preoccupati di formalizzare per iscritto l’accordo, meglio se con l’ausilio di un avvocato recupero crediti.
L’iter del recupero crediti giudiziale
Per comprendere come funziona davvero il recupero crediti commerciali ho bisogno di introdurre alcuni concetti tecnici, ma cercherò di farlo nel modo più semplice possibile perché siano di facile comprensione anche per chi non è un “addetto ai lavori”.
Per prima cosa, lo ripeto, occorre che tu abbia a disposizione, tutta la documentazione idonea a fornire la piena prova del credito vantato per consentire all’avvocato di studiare e valutare la migliore strategia da attuare.
Molto spesso, purtroppo, il creditore non dispone di tutto l’incartamento necessario oppure questo è disordinato e poco chiaro.
Tanto per fare alcuni esempi: contratti poco chiari o addirittura illeggibili, preventivi non accettati dal committente, bolle di consegna non firmate. E l’elenco potrebbe essere molto lungo…
Purtroppo è una cosa che, nelle micro realtà imprenditoriali, capita più spesso di quanto non si possa pensare.
Potrà sembrare banale, ma disporre dei documenti che provano l’esistenza e l’ammontare del credito tenuti in modo ordinato aumenta a dismisura le possibilità di recuperare il credito.
Prima fase. Ottenere la condanna del debitore al pagamento
L’avvocato recupero crediti si occuperà di predisporre il ricorso o l’atto di citazione necessari affinché il Giudice emetta un provvedimento il cui contenuto sarà quello di obbligare il debitore a pagare quanto dovuto al fornitore.
Nella maggior parte dei casi il provvedimento del Giudice sarà un decreto ingiuntivo o una sentenza civile di condanna al pagamento. Ci sono anche altri modi con i quali si può ottenere un ordine di pagamento del Giudice, ma questi due sono i più frequenti e conosciuti.
Una volta notificato il decreto ingiuntivo o la sentenza di condanna, il debitore può decidere se pagare spontaneamente o se continuare a non pagare.
Naturalmente ci sono anche altre possibilità, prima fra tutte quella di fare opposizione a decreto ingiuntivo, ma in questo articolo non c’è spazio per esaminare anche questa ulteriore possibilità.
Deve comunque esserti chiaro che la Legge non prevede che il debitore possa scegliere liberamente se pagare o non pagare.
Ciò non di meno resta il fatto che, in concreto, molti debitori si rifiutano di pagare anche quando vengono raggiunti da un ordine di pagamento dell’Autorità Giudiziaria.
Seconda fase. Titolo esecutivo, atto di precetto e pignoramento
E’ in questo caso che diventa necessario passare alla “fase due” vale a dire quella del pignoramento.
Per procedere con il pignoramento occorre essere muniti di un titolo esecutivo, vale a dire di un titolo che permette al creditore di rivolgersi all’Ufficiale Giudiziario per chiedere che i beni ed i crediti del proprio cliente/debitore vengano pignorati.
Per poter chiedere all’Ufficiale Giudiziario di procedere con il pignoramento occorre anche aver notificato al debitore un atto di precetto, che è un atto di parte nel quale si intima al debitore di pagare quanto dovuto, comprese spese legali ed eventuali interessi, entro il termine di 10 giorni dalla notifica, avvisandolo che, in caso di mancato pagamento, si procederà con l’esecuzione forzata.
C’è una credenza diffusa per la quale il pignoramento consiste nell’appropriarsi (ovviamente in modo legale) dei beni del debitore.
Le cose, però, non stanno esattamente in questi termini.
Con il pignoramento, infatti, l’Ufficiale Giudiziario, su richiesta del debitore, pone sui beni e/o i crediti del debitore un vincolo di indisponibilità.
Ciò significa, in concreto, che il debitore non potrà più vendere o disporre dei propri beni e crediti senza l’autorizzazione del Giudice dell’Esecuzione, dal momento che quei beni o crediti sono destinati al ricavo delle somme (eventualmente tramite un’asta) necessarie a soddisfare le ragioni di credito del creditore procedente e degli eventuali creditori intervenuti.
Il pignoramento può essere di varia natura:
- pignoramento di beni mobili (denaro, preziosi, opere d’arte, vetture, imbarcazioni ecc.);
- pignoramento di beni immobili (fabbricati e terreni);
- pignoramento di crediti (conti correnti, stipendio, canone di locazione e di affitto d’azienda ecc.);
- pignoramento di beni immateriali (marchio d’impresa, brevetto ecc.)
- pignoramento di quote societarie (srl o spa)
I possibili esiti del pignoramento
In modo estremamente sintetico il pignoramento può avere 3 esiti:
- Il pignoramento va a buon fine nel senso che i beni o i crediti del debitore sono
sufficienti a coprire per intero il credito del fornitore (che si compone di capitale,
interessi e spese legali). Quindi la procedura di esecuzione forzata si estingue. - Non ci sono (o non si trovano) beni o crediti del debitore da pignorare, per cui il
pignoramento è negativo. - Il pignoramento è positivo, nel senso che vengono pignorati beni e/o crediti del
debitore ma questi non sono capienti o lo sono solo in parte.
Questa terza situazione si verifica di solito quando:
1. il denaro realizzato dalla vendita di beni mobili o immobili, o le somme trovate
sul conto corrente del debitore, non sono sufficienti a soddisfare le ragioni del
creditore;
2. quando ci sono altri creditori che partecipano alla distribuzione delle somme
ricavate dal pignoramento, ed eventualmente sono garantiti da ipoteca,
pegno o privilegio, come ad esempio un dipendente o un artigiano.
Cosa fare se il pignoramento è negativo
Cosa può fare il creditore che a seguito del pignoramento non abbia ottenuto (in tutto o in parte) il pagamento del proprio credito? Le soluzioni percorribili sono diverse e variano da caso a caso.
Non è possibile fare qui una disamina approfondita di tutte le fattispecie. In estrema sintesi il creditore non soddisfatto dalla procedura esecutiva può scegliere di:
- portare a perdita il credito per ottenere i relativi benefici fiscali
- ricercare altri beni o crediti del debitore
- restare in attesa e tentare in seguito un nuovo pignoramento
- proporre istanza di fallimento del debitore se ne ricorrono i presupposti di Legge
La scelta tra una, o l’altra, di queste soluzioni dipende dalla situazione concreta che si pone di fronte al creditore.
Ad esempio, se un credito è di importo modesto, potrebbe essere consigliato di metterlo “a perdita” per non doverci pagare anche le imposte.
In caso contrario potrebbe essere consigliabile investire qualche centinaio di euro per eseguire delle ricerche più approfondite sul patrimonio del debitore. eventualmente anche attraverso una interrogazione all’anagrafe tributaria.
In altri casi l’istanza di fallimento, sebbene non sia propriamente uno strumento specifico del recupero crediti aziendale, si potrebbe rivelare utile per porre il debitore di fronte allo scenario di un possibile fallimento e indurlo ad avanzare una proposta di pagamento.
Quanto costa il recupero crediti giudiziale
Uno degli aspetti critici del recupero crediti giudiziali è rappresentato dai costi dell’azione legale.
La regola della soccombenza
Prima di capire quanto costa il recupero crediti giudiziale occorre fare una premessa. Deve essere chiaro, infatti, che in linea teorica tutti i costi sostenuti dal creditore per il recupero crediti giudiziale sono a carico del debitore.
L’art. 91 del codice di procedura civile stabilisce che la parte che perde la causa è tenuta a rimborsare la parte vittoriosa di tutte le spese.
Questa norma, nota come regola della soccombenza, comporta che nel decreto ingiuntivo, o nella sentenza, il Giudice dovrà determinare le spese ed i compensi che il debitore avrà l’obbligo di rifondere al creditore insieme al capitale e agli interessi.
La regola della soccombenza, tuttavia, rischia di rimanere solo sulla carta se il debitore non vuole o non può pagare.
In tal caso le spese della procedura di recupero crediti restano a carico del creditore. Naturalmente, quando il debitore soccombente non vuole pagare, l’azienda creditrice può tentare un pignoramento, come abbiamo visto nel paragrafo precedente.
Tuttavia il pignoramento dei beni del debitore potrebbe non avere l’esito auspicato.
In ogni caso, per tentare un pignoramento occorre che l’impresa creditrice affronti ulteriori spese.
Tutto ciò comporta che molte piccole o micro-imprese siano poco invogliate ad affrontare il recupero crediti giudiziale nel timore di dover sostenere costi elevati senza alcuna garanzia di successo.
Ma desso vediamo, in concreto, quali sono i costi che l’impresa deve sostenere per l’azione legale di recupero crediti e che si possono suddividere in due categorie.
I costi della procedura di recupero crediti giudiziale
Innanzitutto ci sono i costi della procedura che l’impresa deve mettere in preventivo per lo svolgimento dell’azione davanti all’Autorità Giudiziaria e che variano a seconda del valore, della durata e del grado di complessità del processo.
Possiamo suddividerli, a loro volta, in due ulteriori sotto-categorie:
- Le spese vive come il contributo unificato per le spese di giustizia i diritti di
cancelleria per le copie, i costi di notifica e, soprattutto i costi dell’imposta di
registrazione. - A tutti questi costi, che possono oscillare, a seconda dei casi, da poche decine a varie centinaia di euro, si devono poi aggiungere i compensi del legale. Il Codice Deontologico degli avvocati vieta a questi ultimi di svolgere gratuitamente la loro prestazione professionale.
- Le spese vive come il contributo unificato per le spese di giustizia i diritti di
L’avvocato ha l’obbligo di sottoporre al proprio cliente un preventivo di massima in modo da permettere a questi di valutare quanto andrà a spendere.
Anche i compensi del legale, come le spese vive, variano a seconda del valore del credito, della durata e della complessità del procedimento, dall’esito dello stesso e dal contegno processuale (più o meno ostile) assunto dal debitore.
Per avere un orientamento sulle attuali tariffe applicate dagli avvocati puoi consultare questa pagina https://www.consiglionazionaleforense.it/parametri
I costi imprenditoriali del recupero crediti giudiziale
Oltre ai costi puri che sopra ho elencato ci sono da considerare anche i costi imprenditoriali che a loro volta possono essere suddivisi in altre 3 sottocategorie:
- Incertezza sull’esito della procedura
- Incertezza sui tempi di riscossione del credito
- Perdita commerciale
Si tratta di costi occulti ma pur sempre di costi che devono essere presi in considerazione quando l’impresa decide di attivare una procedura di recupero crediti giudiziale.
Le valutazioni che l’imprenditore deve fare sono molteplici:
- Quali sono le reali possibilità di recupero del credito?
- In quanto tempo è ipotizzabile riuscire a recuperare il credito?
- Qual è l’attuale situazione patrimoniale del debitore e quale potrebbe essere nel
prossimo futuro? - Quali sono i costi certi ed i costi variabili che dovrà sostenere l’azienda?
- Qual è il rapporto costi/benefici di un’azione legale in base al valore delle fatture
insolute? - Quali ripercussioni negative potrebbe avere la procedura legale sotto il profilo
commerciale?
La consulenza di un avvocato recupero crediti esperto può essere di grande aiuto nel
risolvere tutti questi quesiti ed aiutare l’imprenditore a scegliere la soluzione migliore nel
caso specifico.
Quanto conviene il recupero crediti giudiziale
Abbiamo visto quali sono i costi di procedura ed i costi imprenditoriali dell’azione legale di recupero crediti.
La domanda principale che i clienti mi pongono quando il recupero crediti stragiudiziale non ha portato i risultati sperati è sempre la medesima: “mi conviene fare un’azione legale di recupero crediti, o sarò costretto a pagare un sacco di soldi per nulla?”.
Mi trovo praticamente ogni giorno a dover consigliare i clienti sulla scelta di attivare o non attivare una procedura legale di recupero crediti. E non è mai un consiglio semplice da dare perché nessuno può garantire quale sia la strada migliore da seguire nella fattispecie.
Ciò nonostante ci sono almeno 4 ipotesi nelle quali la procedura di recupero crediti giudiziale è altamente consigliabile.
Credito di importo rilevante
Quando il credito è elevato, l’azione legale è la strada
obbligata. Un’azienda, quali che siano le sue dimensioni, non può rinunciare al tentativo di recupero di un credito superiore ad una determinata soglia, anche quando è chiaro fin da subito che le possibilità di recuperare il credito sono remote.
Ciò per 2 principali motivi:
- Innanzitutto perché nessuno parte sconfitto in partenza, e provare a recuperare il credito, se non per intero almeno parte di esso
- Il creditore che non si attiva per il recupero del credito corre il serio rischio di esporre la tua persona a responsabilità di varia natura, ad esempio una possibile azione di responsabilità come amministratore con possibili ricadute anche sul patrimonio personale
L’unica eccezione a questa regola è se sai già che il debitore è sull’orlo del fallimento.
In questi casi conviene sicuramente prendere tempo e attendere lo sviluppo degli eventi per evitare di buttare soldi in azioni legali che verrebbero poi bloccate dalla procedura concordataria o fallimentare.
Piani di rientro non onorati
Non di rado la trattativa stragiudiziale con il debitore potrebbe aver portato quest’ultimo a riconoscere il proprio debito e a sottoscrivere un piano di rientro.
Quando il piano di rientro non viene rispettato il creditore può inviare una intimazione di pagamento al debitore invitandolo a provvedere all’intero saldo di quanto dovuto al netto degli eventuali acconti versati.
In gergo tecnico è quella che si chiama decadenza dal beneficio del termine e che nel nostro ordinamento giuridico è disciplinata dall’art. 1186 del codice civile.
Quando il debitore non onora il piano di pagamenti concordato con il debitore è possibile fare due cose:
- rinegoziare il piano, eventualmente rimodulando la rata mensile, oppure
- procedere immediatamente attraverso il rilascio di un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo
Esito positivo delle informazioni commerciali e patrimoniali
Di regola, prima di affrontare un’azione legale per il recupero di fatture non pagate, è consigliabile eseguire un’indagine patrimoniale sul debitore per individuare la sua effettiva
solvibilità, cioè per comprendere se ci siano possibilità di rivalersi in modo profittevole sui beni o i crediti di chi ci deve saldare le fatture.
Bisogna tenere in debita considerazione, tuttavia, che le indagini patrimoniali approfondite sono costose ed è comprensibile che il più delle volte l’imprenditore, se il credito da recuperare non è molto elevato, preferisca farne a meno.
In tali casi può essere utile disporre di un valido fornitore di informazioni commerciali che sia in grado di offrire un quadro abbastanza realistico sullo stato di salute del debitore, in modo da avere degli elementi di valutazione sulla convenienza, o meno, di un’azione di recupero del credito in sede legale.
Necessità di defiscalizzare il credito
L’art. 101 del T.U. delle Imposte sui Redditi stabilisce che le perdite su crediti, la cui inesigibilità si è già manifestata, sono deducibili se la perdita risulta da elementi certi e precisi (ad esempio un verbale di pignoramento negativo).
Quando ricorrono questi presupposti, il creditore è liberato dall’onere di provare la certezza e l’entità della perdita.
Tradotto in termini pratici, per evitare che l’Amministrazione Finanziaria contesti la deducibilità fiscale del credito messo a perdita, occorre che vi sia la prova della inesigibilità del credito stesso.
Se il credito è superiore a € 2.500,00 (oppure a € 5.000,00 se si tratta di società con volume d’affari non inferiori a 100 milioni di euro all’anno) occorrerà, quindi, avere un verbale di pignoramento negativo o altro elemento dal quale possa evidenziarsi in modo inoppugnabile che il credito è inesigibile.
Anche in questo caso si tratta di fare una valutazione costi/benefici ovvero valutare se, sulla base dei costi preventivabili per l’azione legale, sia conveniente procedere legalmente per ottenere una determinata deduzione fiscale.
Per svolgere in modo opportuno una simile valutazione ti consiglio di confrontarti con il tuo commercialista che saprà certamente darti utili indicazioni in questo senso.
Conclusioni
Ora hai una panoramica più chiara del recupero crediti commerciali per imprese, artigiani e professionisti.
Se sei interessato ad approfondire altri argomenti simili, inerenti al recupero crediti commerciale, ti invito a seguire il mio blog.
Questa guida è stata realizzata con l’aiuto dello staff di reuperosubito
Fonte Immagini: Depositphotos